Saggezza Dorata
Il colore di base adoperato in quest’opera vuole riprodurre un metallo antico e ossidato, donando al quadro una parvenza arcaica.
L’utilizzo dell’oro non è casuale, né in quest’opera né in altre raffigurazioni del Buddha, proprio perché tale metallo, essendo il più nobile tra tutti, ben si presta alla rappresentazione di una divinità.
L’aggiunta di borchie dorate, cristalli e pietre, come il quarzo citrino, hanno una funzione di arricchimento su tutti i parametri, estetico ed energetico.
Sullo sfondo è disegnato un Mandala a forma circolare, costituito per lo più da petali e fiori di loto stilizzati, simbologia molto conosciuta ed importante nella filosofia buddista e non, che tra i tanti significati ricordiamo quello legato alla purezza, in quanto capace di nascere perfettamente pulito dalle acque torbide di uno stagno.
Un altro dettaglio simbolico lo ritroviamo sulla tunica del Buddha dove si possono osservare una fila di svastiche.
Questo simbolo è ben lontano da riferimenti nazisti, ed affonda le sue radici assai prima del crudele periodo di dominio Hitleriano.
Adottato anche dalla cultura buddhista, esso è un’immagine di espansione di energia, che se applicata in maniera positiva, ben si presta al concetto di ampliamento di positività.
I simboli sono strumenti, potenti per chi li sa utilizzare:
una lama può affettare il cibo per il proprio nutrimento, o tagliare la gola ad altri esseri: tutto sta nell’intenzione di chi la usa.